FINCHE’ LA BANCA VA.. LASCIALA ANDARE

Circa dieci anni fa iniziava la mia “avventura” nel mondo del lavoro, e per la precisione in banca! Erano gli ultimi anni di assunzioni aggressive e il destino volle, una volta diplomata in ragioneria, che ne facessi parte pure io.

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Da buona apprendista stregona (così ci definì l’allora direttore generale il giorno della consegna dei contratti) venni spedita in un paesino a 30 minuti circa dalla città ..dalla mia adorata città! Non ho nascosto un certo sgomento, ma sai,  “la gavetta” mi dicevano.. “poi vedrai che a BREVE ti avvicinano”.. ed è così che in “breve” passarono 3 anni!

Il primo giorno di lavoro mi ricordò il primo giorno di scuola; per l’ansia arrivai con un certo anticipo, e mentre mi sentivo così piccola e inadeguata spuntò Massimo il direttore, poi Marco la colonna portante della filiale, a seguire Paolo il mio “tutor”, infine Sara la vice, da poco rientrata dalla maternità. Mi misero in prima linea davanti al computer di cassa senza passare dal via  pronta a eseguire le prime transazioni . Il programma principale assomigliava a quei videogiochi anni ‘90 stile pac man, mentre il secondo programma mi faceva venire in mente quegli impiegati dei film americani seduti davanti a uno schermo nero che si mettono a scrivere parole senza senso di carattere verde, talvolta azzurrino. Mi sono sempre chiesta che razza di programmi fossero? E se veramente esistessero.. ma soprattutto a cosa servissero?

Le transazioni comunque erano e sono tante e tutte da memorizzare.. “oddio, non ce la farò mai” pensavo, oppure “chi me la fatto fare???”.. poi giorno dopo giorno entrarono nella testa, nella mani, che scorrono ormai come saette sulla tastiera, e nel parlare comune.. “allora guarda la CC40, fai l’AVIN, controlla la RAMA, verifica la PCAS ” .. ma che CAS è??? Vi chiederete! Noi bancari parliamo un gergo tutto nostro, abbiamo il fido al posto del cane e viviamo l’amore a rate a tasso variabile.

Da quel mio primo giorno iniziò a girare il mondo intorno a me: cambiavano il titolare e il vicetitolare, arrivavano colleghi di supporto per l’estate che poi se ne andavano in autunno, molti apprendisti come me erano stati avvicinati, ecc ..io invece ormai credevo che l’ufficio personale avesse dimenticato la mia matricola, e chissà in quale fardone.. o fardello!

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Eppure in quegli anni di paese e disperazione lasciai il mio cuore e il mio zampino: In primavera sbocciavano mazzi di fiori il cui bigliettino veniva firmato con il numero del conto. Le pause pranzo estive, con l’intento di mantenere la tintarella, mi stendevo nella panchina appena fuori la banca generando un vero e proprio “scandalo al sole” per ciclisti e camionisti. Avevo 19 anni e soffrivo il fatto che tutti i miei amici si divertissero al mare. In uno di quei giorni di massima afa, ricordo avvicinarmisi una sorta di Lenny Kravitz dei poveri, che pretendeva di fare un bambino bianco con me; gli spiegai che proprio bianco non sarebbe venuto, semmai cappuccino. Se ne andò deluso. In autunno avevo fatto comunella con delle donne ruspanti del luogo, e si organizzavano serata goliardiche che ricordo con sorriso e nostalgia.   D’inverno invece ne approfittavo per studiare; avevo deciso che volevo e dovevo laurearmi, e posso dirvi che di pausa pranzo in pausa pranzo (più pausa che pranzo), con 7 esami circa all’anno, riuscii a laurearmi in 5 anni.. una grande soddisfazione!

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Quando ormai la speranza stava per scadere come una CCT, un “petaloso” giorno di primavera arrivò LA Lettera di avvicinamento. Finalmente andavo a lavorare “quasi” sotto casa.

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Dal paese alla città ce ne passa, non solo in termini di strada, ma anche in termini di clientela: dal signorotto di paese che si presenta con la canotta della salute e il pelo rigoglioso e orgoglioso in bella vista, all’avvocato tutto impettito “no che non mi casca un pelo” di città, dalle comari di paese tutte casa e chiesa e “chiedo scusa”, alle signore di città “so tutto io” che sbattono saccenti le loro mani curate piene di brillanti.

Comunque, che tu lavorassi in città o in paese, vicino o lontano da casa, erano anni felici e spensierati; la crisi, quella vera, seppur alle porte, non veniva ancora percepita, e noi apprendisti, pur essendo i contratti bancari più sfigati della storia, in un momento sociale in cui i contratti di lavoro saltano per aria come kamikaze, godevamo di un buon tenore di vita,  ancora più alto rispetto alla media.

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Erano stati assunti un BOT di giovani, che avevano portato una ventata di aria fresca, nonchè un olezzo di gin tonic soprattutto il lunedì mattina, e alcune teste matte, tra le quali io, ovviamente, avevano dato vita a una serie di feste in cui anche i colleghi della capitale, e i colleghi più grandi nonchè quelli prossimi alla pensione, volevano partecipare. La voce dei nostri incontri extra bancari arrivò fino in direzione, ma niente ci venne detto, del resto stavamo facendo dell’ottimo TEAM WORKING.

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Gli anni ruggenti però si esaurirono con l’apprendistato; a distanza di 4 anni, mano a mano che venivano rinnovati i contratti in indeterminato, il clima si fece più serio, vuoi perché nel mentre eravamo cresciuti, sia bancariamente sia con l’età, e vuoi perché la crisi iniziò a farsi sentire anche dalle nostre parti; anche per una serie di eventi infelici che colpirono le banche in generale e la nostra nello specifico, e che portarono quindi a qualche “taglio”.

Ma per fortuna ci restano i clienti.. “la carta d’entità” .. “il conto contestato” .. “l’addebito della pensione” che va a braccetto con “l’accredito della bolletta” .. “mi faccia una battuta” guardi che non siamo alla sai l’ultima.. “mi dia i frutti” .. o ancor peggio “i ROTTI” (con la O aperta mi raccomando, altrimenti non vale!) ..” “la casuale del bonifico” che dopo 3 volte che te la sbagliano capisci che non è un caso .. “mi dia l’estratto conto finale” SALDO, si chiama SALDO .. “a chi devo rivolgermi per una FIDUZIONE” .. “mi SGAMBIA l’assegno” .. “signorina mi dica QUANDO c’è” ..quando c’è chi???? … insomma i clienti con i loro “sfondoni” regalano spesso emozioni tragicomiche al limite dell’irritante che accompagnano e contraddistiguono la vita del bancario!

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